Pittura - Arturo Mazzola

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Arturo Mazzola, figura straordinaria tra gli artisti della sua generazione, inizia il suo percorso artistico già negli anni '40 con opere che sono l'espressione di una vita segnata e vissuta interiormente, con la "malinconia dei suoi amati paesaggi lombardi, ispirati alla darsena del Naviglio, alle stazioncine dell'hinterland milanese, dei circhi di periferia, delle maternità e delle donne stanche e silenziose" (R.Margonari). Allievo di Semeghini e Aldo Carpi, assorbì e riconobbe come propri lo spirito di nobile indipendenza e senso di anticonformismo. Frequenta e vive l'ambiente artistico milanese degli anni Cinquanta, è un osservatore attento e partecipe, ma meditativo e preferisce l'isolamento, convinto che l'avventura estetica si debba vivere dentro se stessi. I suoi quadri esprimono dialoghi senza parole, il silenzio, quel silenzio che lo accompagnava nella vita quotidiana e che lo porterà a raggiungere "risonanze di spirituali libertà".
La sua indipendenza, che non lo riconduceva né tra i "figurativi", né tra gli "astrattisti", non lo ha fatto rientrare in quel mercato dell'arte, a volte troppo facile, di quegli anni. Ma ciò lo ha salvato dalla maniera, dalla retorica. Nella sua storia artistica sono evidenti l'eco di Klee e Licini, ma certo non esaurisce la sua pittura, fatta di simboli resi con rara finezza estetica.
Di lui hanno scritto, tra gli altri, Guido Ballo, Raffaele De Grada, Gillo Dorfles, Renzo Margonari e Mario De Micheli.

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